Tutte le fibre

La Capra Hircus e il Cashmere

La capra “HIRCUS ENGAGRUS” discendente dalla capra “FALCONERI” è famosa per il prodotto ottenuto dal suo sottomanto, chiamato “tiflit” o “duvet” ed è la famosa capra del cashmere.

Gli animali sono di media taglia, con un’altezza al garrese intorno ai 60 centimetri ed un peso che nei maschi è circa 60 chili e nelle femmine 35. Testa piccola, orecchie erette e corna ben sviluppate piegate verso l’esterno che nei maschi adulti diventano imponenti.

Esteriormente gli animali producono un vello dal pelame lungo e grossolano, ma se lo si apre, notiamo come sotto si trovi un sottomanto morbidissimo, soffice e quasi serico: il famoso “duvet” che una volta lavorato diventerà il cashmere che conosciamo.
In maggio nel periodo della muta i pastori riuniscono le greggi per la raccolta della fibra. La capra viene legata unendo le zampe e una volta adagiato l’animale su di una coperta i pastori passano alla pettinatura.

L’operazione avviene con dei pettini simili a piccoli rastrelli; hanno sedici ganci e denti appuntiti. Prima viene passato un pettine più grossolano e poi uno più fine.
L’animale viene pettinato con movimenti energici in ogni sua parte, iniziando dal dorso per finire con gli orecchi e le zampe.

L’operazione dura circa trenta minuti per ogni animale. Il prodotto ottenuto è un mix di duvet e pelo ordinario e viene raccolto in sacchi di fortuna, generalmente di
polipropilene o di juta.

Mediamente una capra “HIRCUS” rende in sucido 300-350 gr. nei maschi, 200-250 gr.
nelle femmine e 400-450 gr. nei castrati, ma in casi eccezionali può rendere ben 700 grammi.

Gli agnelli vengono pettinati la prima volta solo dopo il primo anno di vita e la migliore qualità di duvet si ottiene fino al quarto anno, negli anni successivi la capra produce sempre meno duvet e di qualità più ordinaria. Sono animali longevi, vivono infatti circa quindici, sedici anni e nel corso della loro vita le femmine danno alla luce quattro o cinque capretti.

Lo yak selvatico vive sull’altopiano del Tibet, nel Pamir e alle pendici dell’Himalaya, fino a 6000 metri di altitudine.

Lo yak domestico, di dimensioni leggermente inferiori, è utilizzato come animale da soma e fornisce cuoio, carne, latte e lana.

La pelliccia degli esemplari più giovani viene utilizzata per l’abbigliamento, mentre il pelo lungo dell’adulto è utilizzato per tessere coperte e tende.

Gli inverni rigidi, così come le escursioni Termiche fra una stagione e l’altra, hanno fatto sì che il manto dello yak cresca caldo e protettivo.
Lo strato esterno, la “giarra”, è composto da peli più lunghi e ruvidi che hanno lo scopo di difendere l’animale dalle intemperie, mentre il sottovello, lo strato più vicino alla pelle, isola l’animale dal freddo e lo tiene al caldo.

E’ da questo soffice strato che si ricava la fibra più preziosa ed utilizzata per realizzare i nostri filati.

Ogni primavera la folta pelliccia degli yak viene accuratamente pettinata per raccogliere la fibra e poi spuntata. Viene pettinata soltanto la pancia e la parte inferiore dell’animale mentre il collo, il dorso e tutta la parte superiore viene trascurata. Ogni animale produce annualmente circa 100 grammi di pelo che rappresentano, vendendo la fibra, l’unica risorsa della famiglia nomade per guadagnare del denaro. La fibra viene stoccata in grandi sacchi e spedita nei centri di raccolta e qui venduta agli acquirenti ed immessa nel ciclo produttivo che la porterà a diventare fibra filabile.

L’Alpaca produce una fibra naturale lucida e setosa.
E’ più calda della lana, e non è pungente.
La fibra possiede una particolare struttura che aiuta a proteggere dal freddo e a mantenere sempre costante il calore e l’umidità corporea.

Essendo priva della naturale sostanza oleosa chiamata lanolina (presente nella lana), la fibra non provoca reazioni allergiche. Infatti l’alpaca, come tutti i camelidi, non produce pelo, bensì capelli, molto simili ai nostri capelli, e i capi in alpaca vanno lavati con shampoo e balsamo per capelli, come i nostri capelli.
Inoltre non attira né trattiene la polvere.

La preparazione, i processi di cardatura, filatura, tessitura e finissaggio sono molto simili al processo utilizzato per la lana.
La più pregiata Baby Alpaca è ricavata dalla prima tosatura dei piccoli dell’alpaca, quando hanno appena un anno di età ed è considerata una fibra nobile per le particolari proprietà e caratteristiche che la distinguono dalle altre fibre tessili presenti in natura.

Grazie alla finezza della fibra (22,5 micron) il capo finito risulta estremamente soffice.
La fibra possiede una particolare struttura che aiuta a proteggere dal freddo e a mantenere sempre costante il calore e l’umidità corporea.

Il Cammello è apparso in Nord America 40/50 milioni di anni fa e discende da un animale grande circa quanto un piccolo cane.
Due milioni di anni fa migrò in Europa ed in Asia estinguendosi nella sua terra d’origine.

Il Camelus fa parte della famiglia Camelidae che è costituita da due sotto specie: il cammello ad una gobba (Camelus dromedarius) e quello a due gobbe (Camelus bactrianus).

Il Cammello ad una gobba o Dromedario si trova principalmente in Africa, Arabia, Medio Oriente e, anche se raramente in alcune località dell’Asia. Questi fornisce una fibra povera ed ordinaria, non utilizzata dall’industria manifatturiera ma impiegata solo
per realizzare manufatti locali.

Il Cammello a due gobbe o Bactriano si trova invece in Mongolia, Cina, Kazakhstan, Uzbekistan, Afghanistan, Iran ed è strettamente imparentato con il raro Cammello selvatico noto in Mongolia con il nome di “Khavtgai”.

Dal piccolo del Cammello si estrae il pelo, molto soffice, che viene utilizzato per realizzare i nostri filati.

La merino, o merinos, è una razza di pecora apprezzata soprattutto per il suo vello, da cui si ottiene una lana molto fine e pregiata.

Origine e storia

La sua origine è incerta. Conosciuta probabilmente in Medioriente già in età antica, sarebbe passata nella Penisola Iberica attraverso il Marocco nell’Alto Medioevo. Di certo, la merino moderna deriva da una razza allevata in Spagna nel XII secolo.
La stessa Spagna, per legge, ne ha mantenuto l’esclusiva fino al XVII secolo.

Il primo paese a cui la Spagna concesse la pecora merino, all’inizio del XVIII secolo, fu la Francia, pare in seguito ad una donazione tra i rispettivi sovrani.

La produzione industriale di tessuti di lana merino per abiti ha avuto un forte impulso nel secondo dopoguerra. Tra i principali
motivi, l’esigenza del clero che, evidentemente, deve indossare determinati abiti in tutte le stagioni, anche d’estate.
In Australia la pecora merino fu introdotta all’inizio del XIX secolo e trovò un ambiente particolarmente adatto grazie al clima favorevole ed alla disponibilità di pascoli.

Caratteri produttivi

Ogni esemplare può arrivare a produrre fino a 10 kg di lana molto pregiata

Distribuzione

Si stima che quasi la metà della produzione mondiale di lana merino provenga dall’Australia.

La Nuova Zelanda è il paese con il maggior numero di pecore merino in rapporto alla popolazione: ce ne sono settanta milioni, a fronte di tre milioni e mezzo di abitanti.

Oggi è presente in svariate parti del mondo e si stima che quasi la metà delle pecore esistenti appartengano alla razza merino.
Ne esistono molte sottorazze. Una sottorazza di merino allevata in Australia, la merino poll, è priva di corna.

Questo tipo di lana è particolarmente ricercata per via della sua finezza, dipendente dal fatto che il pelo di una pecora merino è più sottile del pelo di una pecora comune. Generalmente, un pelo con un diametro di 20 micron o inferiore proviene da una pecora merino.

Questa sua particolare caratteristica, sommata alle altre qualità della lana comune, ne fanno una fibra molto pregiata, ideale per determinate confezioni di abbigliamento, soprattutto abiti maschili. Un abito di lana merino infatti risulta resistente all’usura ed alla piega come un abito di lana comune, ma a differenza di questo, essendo più leggero, può essere indossato anche nelle stagioni più calde.

Il tessuto detto familiarmente fresco lana o anche “lana quattro-stagioni” è generalmente realizzato con la lana merino.

La lana australiana viene assemblata in balle e venduta in tradizionali aste pubbliche, a cui partecipano compratori da tutto il mondo. Le balle migliori, ossia con la lana più fine, vengono tradizionalmente acquistate da lanifici italiani

Un’aura di leggenda avvolge la scoperta della seta e la sua diffusione, dall’Estremo Oriente all’Europa.
La sericoltura, l’allevamento dei bachi da seta per la produzione di seta grezza, è certamente un’invenzione cinese risalente a circa 5000 anni fa.

Per l’occidente la Cina stessa è stata spesso sinonimo di seta, e la via che dalla Cina portava a ovest era conosciuta
come “via della seta”. La via attraverso cui, già duemila anni fa, la seta, i profumi, le spezie, le pietre preziose, arrivavano nel Mediterraneo dalla Cina.
Il viaggio durava uno o più anni, a seconda delle condizioni politiche e militari dei paesi attraversati. Tale percorso non e’ cambiato molto nel corso di quindici secoli.

Si narra in un libro di Confucio che l’imperatrice cinese S-Ling-Chi scoprì come allevare il baco da seta e a tesserne la bava, ben 2600 anni prima di Cristo e che il popolo riconoscente la divinizzò e adorò come “dea della seta”.

Custodita gelosamente nei recessi della corte imperiale, il silenzio avvolse per lunghi secoli la scoperta, e solo nel quarto sec. d.C. il Giappone e l’India ne vennero a conoscenza.
Un’altra leggenda narra l’astuzia di una principessa cinese andata in sposa al re del Turkestan la quale per non rinunciare ai suoi abiti di seta, nascose nei capelli alcune uova del prezioso animale.

Fu solo più tardi, nel sesto secolo dopo Cristo che l’allevamento del baco poté essere introdotto anche nei paesi mediterranei.

La seta è un filamento tessile molto pregiato derivato dalla secrezione di un insetto chiamato baco da seta.
Il baco da seta più conosciuto è il bombice, larva della falena Bombyx mori, cioè bombice del gelso, appartenente all’ordine dei Lepidotteri e alla famiglia dei Bombicidi.

Il ciclo vitale completo dell’insetto dura circa 45 – 50 giorni ed attraversa i seguenti stadi: schiusa, crescita delle larve
attraverso le cinque età, filatura del bozzolo, emergenza delle farfalle, accoppiamento e deposizione.
In primavera, le uova si schiudono quando il gelso comincia ad avere le foglie nello stadio di maturità ideale per l’alimentazione delle larvette neonate, cioè tra la fine di Aprile e l’inizio di Maggio.
Alla schiusa i semi imbiancano e nascono le larve, lunghe circa 3 mm.
Alla schiusa delle uova l’allevatore trasferisce i piccoli bachi su graticci orizzontali ricoperti da foglie di gelso; le larve, lunghe circa mezzo centimetro, sono piccole e scure, dopo dieci giorni acquistano una colorazione biancastra.
Non tutti i semi producono il bozzolo: in media il 10% va perso per la morte dell’embrione o della larva.
Le larve sono insaziabili e si nutrono con voracità delle foglie del gelso bianco “Morus alba”. Per nutrire 28 grammi di semi occorrono 1000 kg di foglie.

Il lino coltivato in Europa occidentale è noto per essere il migliore al mondo.

Questo livello di eccellenza è il frutto della combinazione di tre fattori Benefici: la isponibilità di terreni adatti, le condizioni climatiche favorevoli e le conoscenze di esperti linicoltori attenti alla qualità.

Nel settore della produzione agricola, gli specialisti non lasciano nulla al caso: la preparazione dei terreni, la selezione delle varietà, la semina e la crescita del lino, il controllo della coltura, la raccolta per estirpazione e la macerazione destinata a favorire l’estrazione delle fibre. Sono tutte tappe che richiedono il medesimo rigore e le medesime cure.

Con un forte contenuto di tradizione ma aperta ai progressi della ricerca scientifica e industriale, questa coltura si pratica da sempre nel rispetto dell’ambiente.

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